Il bergamotto

Non si conosce l’esatta genesi di questo agrume, il colore giallo indicherebbe una derivazione per mutazione genetica a partire da preesistenti specie agrumarie quali limone, arancia amara o limetta

La presenza del Bergamotto in Calabria sarebbe stata accertata tra il XIV ed il XVI sec., ed il primo “bergamotteto” sarebbe stato impiantato intorno al 1750. Deriva probabilmente da un incrocio fra arancio amaro e limetta acida anche se non manca chi lo ritiene una specie vera e propria denominandola Citrus bergamia Risso (di origine cinese).

Nel 1844, si documenta la prima vera industrializzazione del processo di estrazione dell’olio essenziale dalla buccia grazie a una macchina di invenzione del reggino Nicola Barillà, denominata macchina calabrese che garantiva una resa elevata in tempi brevi, ma anche un’essenza di ottima qualità se paragonata a quella estratta a spugna.
La Calabria è il maggior produttore mondiale di bergamotto. Il 90% della produzione totale arriva, infatti, da questa regione. Gli oli essenziali di bergamotto, in virtù della loro straordinaria fragranza, sono impiegati nella produzione industriale di profumi, dolci e liquori.
Questa essenza, grazie alla sua freschezza, rappresenta l’elemento di base per la produzione di numerose acque di colonia e cosmetici.
Si presenta come un albero di modesto vigore, con habitus vegetativo variabile e con rami nei quali raramente si riscontrano spine rudimentali all’ascella della foglia.
I fiori, numerosi e bianchi, odoratissimi, con cinque petali, possono essere sia ascellari che terminali, per lo piu’ riuniti in gruppi e sono ermafroditi. Il frutto e’ simile a un’arancia, ma di colore dal verde al giallo, secondo la maturazione, ha buccia sottile e liscia e un peso che va dagli 80 ai 200 grammi. La buccia risulta molto ricca di olii essenziali. La polpa, suddivisa in 12-15 spicchi, fornisce un succo molto acido e amarognolo. I semi, in numero limitato, sono monoembrionici.

I prodotti del bergamotto sono: i frutti, l’olio essenziale, il succo e la polpa.

Il frutto intero non è messo in vendita al dettaglio ma utilizzato solo per la trasformazione in essenza, si trova solo dai contadini da novembre a marzo; è possibile ottenere delle spremute come si fa con gli altri agrumi (per es. arancio), si può tagliare a spicchi per farne delle insalate o, come per il limone, metterlo nel tè (la buccia è aromatica come quella del limone). Il suo succo è molto amaro per la presenza di naringina e sembra essere attivo nell’abbassare il tasso di colesterolo. Il contenuto di acido citrico è pari a 66 g/l, tale alta quantità ha determinato negli anni passati l’utilizzo del succo come fonte di acido citrico naturale.

I frutti non sono gradevoli da mangiare senza prima essere lavorati. Unico utilizzo del frutto quasi maturo o maturo, se si vuole un sapore non fastidioso, (l’essenza se assaggiata ravvisa un po’ la nafta) è in spicchi che sostituiscono il limone a spicchi nel tè. Dai semi nasce il bergamotto selvaggio, usato a volte come porta innesto in luogo dell’arancio amaro. Il frutto intiero può essere candito, la polpa e gli scarti della buccia, che vengono chiamati gergalmente “pastazzo” sono usati, al posto o insieme all’erba medica, per migliorare il sapore del latte. La buccia intiera è usata al posto della carta da dolci o per alcuni prodotti artigianali per realizzare souvenir (le famose tabacchiere), oppure messa a macerare in alcool etilico costituisce la base del liquore denominato bergamino o bergamello. Il succo ricavato dal bergamotto maturo (giallo) è usato, a volte e in piccole quantità, dall’industria dei succhi di frutta per la sua nota amara

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