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Semola ottenuta dai grani duri, impasto con acqua delle sorgenti delle pendici del Monte Faito e trafila al bronzo ne fanno una pasta unica e irripetibile
Il Consorzio della Pasta di Gragnano “rappresenta una grande opportunità per dare ulteriore slancio all´attività dei pastai gragnanesi”. Lo afferma il rappresentante della Consulta Nazionale dell´Agricoltura, Rosario Lopa annunciando che tra le attività volte a favorire la promozione di questo prodotto di qualità “la possibilità di utilizzare come attrattore economico-turistico il museo della pasta, realizzato nel Comune di Gragnano”.
La pasta di Gragano è candidata al marchio d´indicazione geografica protetta. Il consorzio Gragnano Città della Pasta, precisa la Consulta in una nota, raggruppa il 98% della produzione dell´area sia in termini di volumi che di fatturato.
I 9 stabilimenti della Pasta di Gragnano ricoprono circa il 7% della produzione nazionale di pasta (227.500 tonnellate ogni anno. Ogni anno si producono circa 455 milioni di pacchi di Pasta di Gragnano per un bacino di consumatori stimato attorno ai 7 milioni di persone. La Pasta di Gragnano rappresenta circa il 10% dell´export di pasta italiano e viene rivenduta in 42 Paesi: i mercati principali sono Usa, Gran Bretagna, Giappone, Germania, Africa Occidentale.
Lopa sottolinea poi come il comparto della produzione della pasta “non solo è tornato ad essere la voce più importante dell´economia di Gragnano, ma ha stimolato anche un indotto di notevoli proporzioni che riteniamo possa ancora crescere con una politica a favore della formazione d´impresa nell´arte bianca e sollecitare, la domanda di qualità attraverso mezzi molto puntuali ed innovativi. Qualità e sicurezza alimentare, ha ribadito l´esponente dell´Agricoltura, sono i due fattori essenziali per competere sul mercato internazionale, in particolare quello nordamericano e nordeuropeo. “Ne sono consapevoli le imprese del nostro distretto, che, nonostante le buone performance registrate rispetto agli ultimi anni in termini di fatturato e di export, hanno ancora bisogno – conclude l´esponente della Consulta nazionale dell´agricoltura e
dell´agroalimentare – di essere sostenute per una ripresa occupazionale ed una maggiore spinta verso l´innovazione”.