La Pitta Calabra

La Pitta è una ciambella di pane, le cui origini sembra si debbano ricercare proprio nella città di Catanzaro. Il nome significa letteralmente schiacciata di pane così come è indicato anche in un testo del 1876 dal titolo “la tradizione greco-latina nei dialetti della Calabria citeriore” di Vincenzo Dorsa. Alcuni la fanno derivare dalla focaccia rituale decorata (picta cioè dipinta) offerta alle divinità dagli antichi popoli italici e romani. La Pitta tradizionale è una ciambella con un “buco” molto accentuato. Oggi la pitta si consuma farcita con gli ingredienti più vari ma nella tradizione, la sua produzione era strettamente legata a quella di due piatti tipici catanzaresi: u’suffittu e u’morzeddhu, pietanze preparate rispettivamente con carne di maiale mista a frattaglie e con trippa vaccina mista a interiora, che si mangiavano (e ancora si mangiano) rigorosamente nella Pitta, opportunamente porzionata. A volte l’impasto è arricchito con ciccioli di maiale
Per la pasta:
1 kg farina 0, 25 gr di lievito di birra fresco (o una bustina di quello secco),1 cucchiaio raso di sale fino
60 gr di olio,1 cucchiaino di malto (facoltativo),575 ml acqua.

L’impasto va preparato in modo diretto: si impastano tutti gli ingredienti (tranne il sale, che è meglio aggiungere alla fine) e si lavora la pasta fino a quando questa non abbia preso consistenza. Poi, si aggiunge il sale e si lavora ancora per qualche minuto. Lasciate lievitare coperta, finchè non abbia raddoppiato il suo volume.
Al momento di infornare, rovesciate la pitta su una spianatoia infarinata e schiacciatela con le mani, senza reimpastare, formando un disco alto più o meno un centimetro. Infornate in forno ben caldo, acceso almeno trenta minuti prima
 

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