Mangiare è un atto di “agricoltura etica”

Nel libro “The Unsettling of America: Culture and Agriculture” Wendell Berry ha descritto l’esodo di persone provenienti dalle campagne verso le città e le sue implicazioni per la società e l’agricoltura. Ha criticato l’agricoltura industriale che causa gravi impatti sociali ed ambientali e denunciato l’alienazione della società moderna dal mondo agricolo e dall’ambiente.

Egli ha sostenuto che la qualità del lavoratore agricolo è rivelatrice dei suoi valori ambientali, della sua etica della terra. In un breve saggio dal titolo “The Pleasures of Eating” (Il piacere di mangiare), ha sostenuto che mangiare è un atto di cultura agricola, il che significa che tutti gli esseri umani sono coinvolti nell’agricoltura, direttamente o indirettamente, e che il modo in cui mangiamo è espressione di come trattiamo la terra. Berry è stata una delle tante persone che hanno criticato la superficialità del pensiero ambientale, l’idea che la natura “pura” è solo quella dei parchi e delle zone selvagge. Ha illustrato come i valori sociali e ambientali siano stati integrati negli enti agricoli (organismi scientifici, enti governativi, industrie private) e nei modelli di pensiero in agricoltura.

L’agricoltura (coltivazione e pascolo) viene esercitata su approssimativamente un terzo e la metà della superficie della Terra. In combinazione con altre attività di raccolta cibo (pesca), essa ha un impatto enorme sull’ambiente naturale. Molti dei due miliardi di poveri di tutto il mondo vive di agricoltura, in genere in ambienti marginali in cui la superficie di terra coltivabile o l’acqua sono scarsi. Poche di queste persone sono integrate in una economia capitalista, e quando i loro raccolti vengono a mancare, la loro vita dipende dagli aiuti umanitari per avere almeno i beni di prima necessità. Così, la fame nel mondo e l’etica per la tutela dell’ambiente sono necessariamente correlate. Il degrado ambientale può compromettere la capacità dei poveri di nutrirsi.

Il movimento statunitense per un’agricoltura sostenibile si è sviluppato nel corso degli anni ’80 per collegare concettualmente la crisi economica causata dai fallimenti delle aziende agricole con i problemi ambientali, agro-chimici e di inquinamento del suolo. Questo movimento ha difeso le pratiche agricole, le politiche governative e i mercati economici che sostengono forme alternative al modello di agricoltura industriale così problematico sotto il profilo ambientale. Questo movimento ha utilizzato un approccio basato su tre punti di preoccupazione: la tutela dell’ambiente, lo sviluppo economico e l’equità sociale. Il movimento ha usato l’etica della sostenibilità per puntare ad avere forme di coltura più eco-compatibili (ad esempio, di tipo organico), maggiori opportunità economiche per le comunità agricole e rurali, e più salute e sicurezza dei lavoratori e dei consumatori. I problemi di equità sociale includono sempre più frequentemente la giustizia economica per i lavoratori agricoli, e l’accesso al cibo per i poveri. Uno dei modi più semplici per mettere in pratica l’agricoltura etica è quello di acquistare direttamente dal produttore beni locali e di stagione attraverso i cosiddetti “farmers market” (“la spesa direttamente dal contadino!).

 

fonte webethics.net

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