A Prosecco, bubbling style on show ..a Trieste

Perché il prosecco si chiama prosecco? Perché, se dalle vigne che circondano l’omonimo paesino in provincia di Trieste attualmente si producono ottimi vitoska, malvasia, terrano e refosco, ma neanche una goccia di prosecco? Il convegno d’apertura di Prosecco, bubbling style on show, al Salone degli Incanti di Trieste fino a domenica 14 ottobre organizzato da Aries, Camera di Commercio di Trieste, Consorzio del Prosecco Doc e Viticoltori del Carso – Kras, ha tentato di svalare il mistero. O se non altro di chiarire le ragioni storiche che legano in un tutt’uno il vino spumantizzato, il suo nome e la provincia di Trieste.

Stefano Cosma, giornalista e storiografo della Vite e del Vino del Carso, ha chiarito innanzitutto che il vino attualmente prodotto in Veneto e Friuli ha a tutti gli effetti i natali in provincia di Trieste. Le prime attestazioni sono antecedenti al XVI secolo e narrano di un vino di Prosecco dalle proprietà corroboranti, anticamente detto ribolla. Un vino assai apprezzato non solo nell’area di produzione: in un sonetto dedicato ai vini di Ermes di Colloredo (XVII secolo) si legge “ci doni il Friuli il vino di cui porta il vanto”, così come in un volume di agricoltura, poco posteriore, di Antonio Zanon si parla del prosecco, spuzzato dalle onde del mare quando quest’ultimo è tempestoso.

Il prosecco era vino noto ben oltre i confini regionali e lo si evince da numerosi documenti come quello frutto del “censimento vinicolo” voluto dall’imperatrice Maria Teresa: nel 1781 veniva comprato dai “coriziani e dai cragnolini” ovvero dagli austriaci di Carinzia e dagli sloveni. Varietà pregiata, la più pregiata di Trieste, era riconosciuta da tutte le nazioni per le sue virtù corroboranti, lascia scritto il siciliano Matteo di Bevilacqua, tanto che verso fine ‘800 la Società dell’Agricoltura di Trieste stabilisce un’ordinanza per la salvaguarda della produzione e lo smercio di vini spumanti di Prosecco, per arginare la concorrenza di punti esterni.

Anche la caratteristica più distintiva del prosecco di oggi, le sue bollicine, lascia infatti traccia nelle storia del prosecco di Trieste: la documentazione di fiere vinicole svoltesi nel capoluogo giuliano a fine Ottocento fa emergere che in mostra vi erano anche “spumanti di Prosecco” presentati da produttori dai nomi di indubbia origine locale. “ Sono moltissime le attestazioni che dimostrano come la produzione di prosecco si sia succeduta a Trieste e dell’importanze che ha avuto – conclude Cosma -. Una produzione che si è spinta fin nel secolo scorso: lo ricorda lo scrittore Silvio Benco, nel 1941, parlando del chiaretto spumante di Prosecco, lungo la costiera triestina dalla località di Grignano a Sistiana”.

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