Clostridi nel Parmigiano. Rabboni (E-R) risponde a Favia


Allo stato attuale delle conoscenze, non sono noti casi di patologie riconducibili a queste specie batteriche associate all’ingestione di Parmigiano Reggiano”. Così l’assessore regionale all’Agricoltura, Tiberio Rabboni, ha risposto a una interrogazione del grillino Giovanni Favia che aveva sollevato problemi di clostridi nel foraggio proveniente da Medicina (Bologna), dove sono attivi impianti di produzione di energia da biomasse, destinato ad alcune stalle che forniscono il super-controllato latte della filiera del Parmigiano Reggiano. “Ci chiediamo che senso abbia – aveva obiettato Favia – vietare gli impianti a biomasse nella zona del Parmigiano Reggiano se poi si importa il cibo per gli animali da altre zone dove ce ne sono”. “Il genere Clostridium – ha spiegato Rabboni – comprende numerose specie di batteri largamente diffuse in tutti gli ambienti. Alcune di esse presentano caratteristiche ‘anticasearie’ in quanto sono in grado di provocare ‘gonfiori tardivi’ ai formaggi di pasta dura”, quelli accusati di far ‘scoppiare’ le forme. Ma viene pienamente rispettato – ha aggiunto l’assessore – il disciplinare approvato dall’Unione europea il 29 agosto 2011, prevedendo che “il 75% del foraggio utilizzato per l’alimentazione delle bovine deve essere prodotto all’interno del comprensorio della Dop”. Quindi quello proveniente “dall’esterno del comprensorio riguarda una frazione massima del 25%, ovvero una quantità ritenuta compatibile con la presenza di clostridi agenti del gonfiore”. Questa frazione “in ogni caso può essere reperita a livello nazionale e internazionale, ovvero in territori sui quali la Regione Emilia-Romagna non ha alcuna potestà di intervento”. In ogni modo “il Consorzio di tutela – ha precisato Rabboni – sta valutando l’opportunità di istituire un elenco di fornitori di foraggi analogo a quello già previsto per i produttori di mangimi”.

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