Diritto al cibo

Di questo parla il volume di Luca Colombo e Antonio Onorati che ospita al suo interno contributi di rappresentanti di organizzazioni di contadini, pastori , pescatori e popoli indigeni da varie parti del mondo.

“Diritto al cibo! Agricoltura sapiens e governance alimentare” è il titolo di un volume edito dalla Jaca books e scritto dal ricercatore attivista della Fondazione diritti genetici, Luca Colombo, e da Antonio Onorati, presidente della Ong Crocevia. Un libro che invita a dare maggiore importanza al ruolo dei produttori di alimenti e (a dare priorità) al diritto al cibo, analizzando le modalità e le finalità della produzione agricole.

Il libro ci ricorda che il diritto all’alimentazione è un diritto intrinseco di ogni donna, uomo e bambino e su questo dovrebbero essere innestate le politiche agricole e alimentari oltre che le logiche produttive e distributive. Occorre spiegare che questa universalità del diritto all’alimentazione implica che ogni individuo sulla terra ha diritto ad avere accesso al cibo o ai mezzi per procurarselo. (questo sottintende la realtà che il fatto che). Più di un miliardo di persone al mondo soffrono la fame ma ciò non è dovuto alla scarsità del cibo disponibile ma dalla povertà, disparità di redditi, dalla disoccupazione, dalla mancanza di accesso ad acqua pulita, dall’ assistenza sanitaria e dall’istruzione.

Meno di un mese fa l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) aveva lanciato l’allarme: nel 20009 Il numero delle persone che soffrono la fame è salito a 1.02 miliardi. La Fao aveva anche sottolineato che abbiamo i mezzi tecnici ed economici per far scomparire la fame dal Pianeta, quello che manca è una più forte volontà politica per sradicarla per sempre.

Il libro vuole quindi proporre un’alternativa riguardo al problema dell’alimentazione, parlando di mitigazione del caos climatico attraverso pratiche compatibili con i vincoli ambientali, di una visione diversa negli approcci della ricerca scientifica in agricoltura, di un decentramento del controllo delle risorse produttive e di una maggiore focalizzazione su quelli che sono i produttori degli alimenti.

I due autori hanno infatti ospitato nel volume contributi di rappresentanti di organizzazioni di contadini, pastori , pescatori e popoli indigeni da varie parti del mondo, contribuendo, così a dar voce a coloro che, troppo spesso, vengono esclusi dalle grandi decisioni ma che sono, invece, quelli che maggiormente andrebbero ascoltati in quanto artefici ‘in campo’ dei cambiamenti e produttori, in prima persona, di ciò che ogni giorno mangiamo.

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