Guidi (Confagri): difficile rapporto tra agricoltura e credito


“La risposta del sistema bancario alle necessità delle imprese è troppo lenta. A causa della crisi finanziaria per gli imprenditori è diventato estremamente difficoltoso e complesso ottenere un finanziamento. E se non ci sarà un’inversione di tendenza diventerà ben problematico sfuggire alla spirale recessiva che incombe sul nostro Paese”.

Questo l’avvertimento lanciato dal presidente di Confagricoltura, Mario Guidi, il giorno dopo che i depositi overnight fatti dagli istituti di credito europei presso la Bce hanno toccato il nuovo massimo storico di 489,9 miliardi di euro (è il terzo record bruciato in cinque giorni), un segnale preoccupante perché gli istituti preferiscono parcheggiare il denaro alla Banca Centrale Europea piuttosto che impiegarlo altrimenti.

E proprio stamane, in un suo intervento pubblicato sul quotidiano economico Handelsblatt, il componente del direttivo della Banca Federale Tedesca, Andreas Dombret, sottolinea che in alcuni Paesi dell’eurozona, come l’Italia e la Spagna, il rischio di credit crunch è consistente, tanto da poter contagiare anche la Germania.

“Se si vuole che il termine ‘crescita’ non rimanga vuoto di significato – avverte ancora Mario Guidi – è necessario avere un sistema creditizio che consenta alle imprese di ogni settore di essere competitive”.

In particolare per quanto riguarda l’agricoltura, molte banche chiedono garanzie suppletive che nascono da una dichiarata ‘insufficiente conoscenza’ del primario. Una recente analisi del Centro Studi di Confagricoltura ha rilevato che in dieci anni, tra il 2001 ed il 2011, gli impieghi in agricoltura sono cresciuti da circa 23 miliardi di euro a più di 43 miliardi. Tutto ciò è stato fatto a tassi di mercato e quindi l’indebitamento bancario rischia di diventare estremamente gravoso. Il rapporto fra sofferenze lorde e impieghi, che prima era diminuito per l’agricoltura, è ritornato a crescere negli ultimi due anni. A luglio 2011 si attestava al 7,64% (7,44% quello generale), con valori ancor più preoccupanti, a due cifre, nel Mezzogiorno.

“Quasi il 60% dell’esposizione bancaria delle imprese agricole è di breve periodo – conclude l’analisi di Confagricoltura – e c’è il rischio che gran parte delle somme debbano essere restituite alla scadenza alle banche, senza la possibilità di essere rinnovate o consolidate con nuovi prestiti”.

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