L’amaro sapore del cioccolato: schiavitù infantile in Africa

Un’inchiesta del programma della Bbc, Panorama, mostra i retroscena dell’industria del cacao e svela lo sfruttamento di bambini per il raccolto. Riportiamo l’articolo per intero.

Questa Pasqua, gli inglesi mangeranno 80 milioni di uova al cioccolato senza sapere o chiedersi come viene raccolto l’ingrediente principale di questo dolce. La verità, come ha scoperto il reporter del programma della Bbc ‘Panorama’ Paul Kenyon, quando ha finto di essere un commerciante di cacao nell’Africa occidentale, è veramente amara. In un’indagine svolta riguardo la fornitura della maggior parte del cioccolato venduto nel Regno Unito – oltre mezzo milione di tonnellate all’anno – la Bbc ha scoperto prove di traffico di esseri umani e di schiavitù infantile.

Panorama ha inoltre scoperto che persino per il cioccolato commercializzato come Equo solidale non si può escludere che, nonostante vi siano severe norme di controllo, vi siano possibilità che venga prodotto utilizzano lavoro minorile – secondo la definizione data dell’Organizzazione internazionale del lavoro (OIL).

La catena di produzione del cacao, quando ormai il prodotto è arrivato nei nostri supermercati, è sempre più difficile da rintracciare.

Passando dal contadino al compratore attraverso grossisti, esportatori, importatori e produttori diventa, infatti, sempre più probabile che la fonte del chicco sia persa.

Due sono i Paesi che producono il 60% del cacao mondiale e più di 10 milioni di persone sopravvivono grazie a questo prodotto. In un villaggio Ghanese, Kenyon ha incontrato il 12 enne Ouare Fatao Kwakou, che è stato venduto ai trafficanti da suo zio e preso dal Burkina Faso per lavorare come raccoglitore di cacao. Dopo più di un anno, non è stato pagato neanche un centesimo – i profitti del suo lavoro vanno invece a chi lo ‘impiega’ e allo zio che lo ha venduto.

Nella città portuale di San Pedro, in Costa d’Avorio, Kenyon ha finto di essere un commerciante e ha venduto chicchi di cacao prodotti grazie alle peggiori forme di lavoro minorile. E ‘a questo punto che la tracciabilità del cacao finisce e può essere venduto ai grandi produttori di cioccolato in tutto il mondo che non ne conoscono la provenienza.

Il compratore finale di quei chicchi che Kenyon ha venduto è stato uno dei più grandi esportatori del mondo, che a sua volta lo vende a diverse noti compagnie.

Panorama ha visto i documenti che dimostrano che nel settembre 2009, la cooperativa di cacao Equo e solidale in Ghana, che fornisce Cadbury e Divina ha sospeso sette delle 33 comunità agricole produttrici di cacao in una delle regioni più importanti, dopo che erano state sorprese a utilizzare la peggiori forme di lavoro minorile.

La cooperativa, Kuapa Kokoo, riceve forniture da 1.200 diverse produttori da un totale di 45.000 agricoltori. A seguito di azioni correttive fatte dalla Kuapa Kokoo, la sospensione è stata revocata lo scorso gennaio. La cooperativa ha detto che quella è stata l’unica volta, in 15 anni, che ha fallito un controllo rispetto alla sua prassi in materia di lavoro minorile. Harriet Lamb, direttore esecutivo della Fondazione Fairtrade (Equo e solidale) nel Regno Unito, ha detto le sospensioni delle comunità agricole che sono sospettate di far uso di lavoro minorile è la prova che il sistema del commercio equo e solidale funziona.

Vuol dire che a differenza di altri prodotti provenienti dal cioccolato, il cacao Equo e solidale è rintracciabile e si può intervenire quando si scopre che vengono attuale pratiche illegali, come è accaduto nel caso di Kuapa Kokoo.

In una dichiarazione rilasciata a Panorama, Cadbury ha dichiarato di non aver ricevuto alcun rifornimento da nessuna delle sette comunità in questione, prima o durante la sospensione.

In Costa d’Avorio, Panorama ha incontrato un contadino che si fa aiutare nel raccolto da suo fratello di 8 anni ed il figlio 11enne, i suoi semi forniscono la Nestlè che ha recentemente avviato un’ iniziativa Fairtrade. Nel mese di gennaio, l’azienda ha iniziato infatti a vendere prodotti Equo solidali.

Nelle zone di coltivazione del cacao dell’Africa occidentale, l’agricoltura di sussistenza che non può permettersi di pagare i salari, usa da generazioni i bambini come manodopera gratuita.

Nessuno dei ragazzi va a scuola e le cifre elaborate dal Dipartimento di Stato americano dimostrano che ci sono circa 100.000 bambini ivoriani lavorano nel settore del cacao. Sebbene Nestlé compri dalla cooperativa a cui l’agricoltore vende il suo raccolto, l’azienda ha detto in un comunicato: “Panorama non è stato in grado di fornirci la benché minima prova di uso di lavoro minorile per produrre semi di cacao acquistati da Nestlé.”

In America – il più grande consumatore mondiale di cioccolato – il membro del Congresso Eliot ha proposto una legge nove anni fa, che prevede che su tutto il cioccolato venduto in America sia precisato in etichetta che si tratta di prodotto ottenuto senza il lavoro di bambini. Ma nel 2001, ha invece deciso di appoggiare un piano di settore in sei punti per porre fine al lavoro minorile nel settore del commercio di cioccolato. “All’inizio non mi fidavo di loro, ma poi ho dato loro fiducia e, come si dice, le azioni parlano da se. Se diventassero ostili o pigri, possiamo sempre ricorrere alla legislazione “, ha detto Eliot.

Ma l’avvocato Terry Collingsworth, che ha agito contro l’industria del cioccolato, ha definito il piano un”completo fallimento ” e ha dichiarato che è il momento di emanare la legge proposta nove anni fa.

“Se proprio si desidera interrompere l’utilizzo dei bambini schiavi che producono prodotti come il cacao, facciamo passare quella legge, così avremmo qualcosa su cui lavorare in modo da poter fermare questo crimine ”

Un risultato della partnership – una collaborazione tra il signor Engel, il suo collega senatore Tom Harkin, e l’industria del cioccolato Stati Uniti – era quello di creare una fondazione, come la International Cocoa Initiative (Ici), per aiutare a porre fine alle peggiori forme di lavoro minorile in Africa occidentale.

Il direttore esecutivo Peter McAllister ha detto che le aziende di cioccolato riconoscono che c’è un problema e stanno facendo del loro meglio per trovare una soluzione, aggiungendo che i la problematica dei diritti umani è “complessa e impegnativa “per le società coinvolte.

“Se non ci fosse un problema non saremmo qui, quindi riconosciamo l’esistenza del problema”, ha detto rispetto alla pratica diffusa di utilizzare i bambini – una questione delicata in Africa occidentale – sia politicamente che economicamente per le famiglie che hanno bisogno del reddito derivante dal lavoro dei loro figli.
Signor McAllister ha detto che è il motivo per cui l’Ici sta lavorando in 243 comunità in Africa occidentale e ha già fatto sì che 16.000 bambini vadano scuola.

fonte agricolturaitalianaonline.gov

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