Turismo: Agriturist, più controlli sull’illegalità diffusa


“L’Italia non può più tollerare uno stato generalizzato di illegalità, che penalizza le imprese migliori, soprattutto in settori strategici come il turismo e l’agricoltura”. Lo ribadisce Agriturist, l’associazione agricola aderente a Confagricoltura, che si fa interprete della diffusa protesta proveniente dalle aziende agricole associata di fronte al “dilagare” di fenomeni di illegalità, abusivismo, criminalità. Secondo una recente stima del Cescat (Centro Studi Casa Ambiente e Territorio, di Assoedilizia), l’evasione fiscale nel turismo vale 36 miliardi di euro, con mancati introiti per le casse dello Stato pari a 13,5 miliardi. Il fenomeno interessa soprattutto pensioni, b&b, sistemazioni di tipo familiare, stabilimenti balneari, bar, ristoranti, e varia da una percentuale del 20% nel Nord Italia al 35% del Sud e delle Isole, mentre secondo l’Istat l’evasione raggiungerebbe addirittura il 50%. “Nei fatti ciò significa – spiega Agriturist – che i furbi possono offrire ospitalità a prezzi inferiori del 30% rispetto agli onesti che finiscono così fuori mercato”. Per questo l’associazione sollecita maggiori controlli, chiedendo spiegazione del perché molte aziende, specie nel Mezzogiorno, non ne subiscano. “Non sappiamo, né possiamo sapere – spiega Agriturist – se siano in ballo fenomeni di corruzione oppure semplicemente deterrenti ambientali: sta di fatto che, almeno nel settore agrituristico, aziende solitamente corrette ricevono anche più visite ispettive nel corso dello stesso anno per controlli di vario genere, mentre continua la concorrenza sleale da parte di aziende che praticano sistematicamente l’evasione fiscale, previdenziale o di altra natura”. Agriturist esprime infine “forte preoccupazione” per gli effetti della tassazione introdotta con l’Imu, che “potrebbe portare molte aziende a cedere alle pressioni della malavita”.

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