Umbria, presentato nuovo manuale sulla tartuficoltura


E’ stato presentato a Perugia il nuovo “Manuale di tartuficoltura-Esperienze di coltivazione dei tartufi in Umbria”, scritto da Mattia Bencivenga e Leonardo Baciarelli Falini dell’Università del capoluogo umbro. Presente l’assessore regionale alle Politiche agricole Fernanda Cecchini. Edito dalla Regione Umbria, il Manuale – spiega Palazzo Donini in una nota – è frutto delle conoscenze che il gruppo di ricerca sul tartufo del Dipartimento di biologia applicata dell’Università di Perugia ha acquisito in molti anni di indagini e sperimentazioni, in particolare condotte nelle tartufaie del Programma tartufigeno regionale realizzate a partire dai primi anni ’80 quando la Regione ha dato avvio ad una approfondita e diffusa attivita’ sperimentale e dimostrativa finalizzata all’incremento della produzione di tartufi. “La pubblicazione – ha affermato l’assessore Cecchini – prosegue l’impegno regionale per l’incremento della tartuficoltura che, considerate la vocazione del territorio e le esigenze di tutela e di sviluppo socio economico delle aree marginali ed abbandonate, presenta in Umbria notevoli margini di sviluppo”. Il Manuale illustra in termini pratici, per ogni specie, il percorso che il tartuficoltore deve seguire dal progetto della tartufaia alla raccolta del prodotto. Costituisce quindi uno strumento indispensabile per intraprendere attualmente la coltivazione dei tartufi su basi scientifiche e con le migliori possibilità di successo. In particolare agricoltori e tecnici vi troveranno indicazioni progettuali e colturali particolarmente valide per le diverse condizioni locali. “L’auspicio della Regione – ha concluso l’assessore Cecchini – é che il Manuale, fornendo le necessarie indicazioni per una moderna tartuficoltura, favorisca anche il migliore utilizzo delle risorse destinate alle misure di imboschimento dei terreni agricoli ed abbandonati. Nell’ambito del programma di sviluppo rurale dell’Umbria è prevista peraltro la possibilità di realizzare impianti tartuficoli, agevolando così in aree marginali un uso del suolo produttivo e di grande valenza ambientale”. (ANSA).

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