Ne ammazza più il sale che le guerre


L’ipertensione è la causa più direttamente legata all’essere in sovrappeso. Iniziative anche in Italia per ridurre il sale negli alimenti

«L’obesità è una delle principali cause di mortalità nei paesi sviluppati con risultati catastrofici. A ragione si può affermare che l’obesità provoca più morti delle guerre in Iraq e Afghanistan messe insieme».
Questa è una notizia recente ed attendibile; la fonte è il prof. Adelardo Caballero Díaz, direttore dell’Istituto dell’obesità di Madrid.
Negli Stati Uniti si viaggia con percentuali che vanno dal 70 all’80% della popolazione in sovrappeso.
Una delle conseguenze dell’obesità è l’ipertensione arteriosa: condizione caratterizzata da un aumento dei valori della pressione arteriosa sistolica o massima (rilevabile durante la sistole che è la fase di contrazione del cuore) e della pressione diastolica o minima (determinata dalla fase di riposo o rilasciamento del muscolo cardiaco).
L’ipertensione può essere pericolosa, perché il cuore deve sostenere uno sforzo superiore alla normalità e, se è prolungato, può portare ad un ingrossamento del cuore stesso; inoltre il sangue che scorre nei vasi con una pressione elevata li sottopone ad una eccessiva usura e può danneggiarli gravemente, coinvolgendo in questa situazione anche tessuti e organi irrorati dai vasi colpiti, in particolare cuore, cervello, reni e occhi.
La soluzione a questa vera e propria malattia è come sempre la prevenzione che può derivare in buona parte dall’alimentazione: legumi, cereali e frutta secca sono meglio di arrosti e bistecche in questo caso, essendo questa una dieta naturalmente iposodica.
Una dieta povera di sale può avere un’incidenza notevole sulla patologia, così come anche riuscire a dimagrire limitando il sovrappeso, o ridurre il consumo di sigarette.
Sulle potenzialità risolutive di frutta e verdura è stato condotto uno studio su circa 800 persone affette da ipertensione.
Questa ricerca scientifica è volta ad esaminare il rapporto tra il consumo di proteine e la pressione arteriosa. I pazienti sono stati divisi in tre gruppi e invitati a condurre uno stile di vita più sano. Uno di questi gruppi ha seguito un’alimentazione basata su una quantità superiore di alimenti di origine vegetale e, nel giro di 18 mesi, la pressione di questi soggetti si è ridotta notevolmente e ha assunto valori normali.
Un’altra interessante soluzione potrebbe essere quella di ridurre la quantità di sale nel pane, alimento di larghissimo consumo, per tenere a bada la pressione e preservare cuore e arterie.
Con questo obiettivo il viceministro alla Salute Ferruccio Fazio ha siglato protocolli di intesa con le associazioni dei panificatori.
Ne dà notizia il ministero del Welfare, spiegando in una nota che «Fazio ha sottoscritto con le associazioni Assipan-Confcommercio e Assopanificatori Fiesa Confesercenti, rappresentanti della panificazione artigianale, e con l’Associazione italiana industrie prodotti alimentari industriale (Aiipa), rappresentante della panificazione industriale, specifici protocolli di intesa per la graduale riduzione del quantitativo di sale nel pane».

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