Il cibo di scarto

Ogni giorno finiscono nelle discariche italiane 4 mila tonnellate di alimenti che gli italiani acquistano ma non consumano: il 15% del pane e della pasta, il 18% della carne e il 12% della verdura e della frutta. 
Ognuno di noi in un anno butta in pattumiera circa 27 Kg di cibo commestibile e, insieme ad esso, butta via anche più di 500 euro di spesa. Ci sono poi i supermercati che, in media, eliminano 170 tonnellate all’anno di cibo perfettamente consumabile: è come riempire 3 camion interi di alimenti ancora sigillati che sono stati ritirati dagli espositori perché dopo due giorni scadono, o perché la confezione ha dei difetti nel marchio o nell’etichetta, perché non è più di moda, o ancora perché l’alimento è esteticamente troppo maturo, come le banane con la buccia a macchie marroni. 
Il cibo ancora buono da mangiare che diventa rifiuto per i supermercati e per noi consumatori è, però, solo l’ultimo dei passaggi: il cibo di scarto nasce già mentre viene prodotto. A volte nessuno raccoglie frutta e verdura, il produttore di zucchine di serra, ad esempio, da giugno in poi, quando maturano le zucchine di campo, non raccoglie più ciò che produce, poiché il margine di guadagno sarebbe troppo basso.
Lascia, quindi, marcire le zucchine nelle serre, circa il 15% dell’intero raccolto, che diventa rifiuto. 
Delle zucchine raccolte che arrivano al consorzio per essere confezionate in cassette per la distribuzione, un altro 10-15% viene scartato per questioni estetiche: una è storta, l’altra ha il gambo un po’ secco, un’altra ancora ha una cicatrice marrone sulla buccia. 
Quindi, complessivamente, dalla produzione alle prime fasi di raccolta e distribuzione, il 30% del cibo prodotto diventa scarto. A ciò va aggiunto quanto abbiamo detto sopra del cibo eliminato dalla GDO e dai consumatori finali, per raggiungere un totale di 6 milioni di tonnellate di alimenti scartate ogni anno in Italia con cui si potrebbero sfamare 3 milioni di persone.

C’E’ CHI RECUPERA IL CIBO PRIMA CHE VENGA BUTTATO Per limitare i danni di questi meccanismi sono nate delle associazioni che in vario modo si occupano di recuperare il cibo scartato, di restituirgli la dignità di alimento consumabile, nel rispetto di tutte le norme igienico-sanitarie, e di distribuirlo laddove ci sia maggiore richiesta, presso ricoveri per indigenti e strutture di assistenza sociale per disagiati.
In questo modo, ad esempio, il Banco Alimentare Onlus a Milano ha raccolto e ridistribuito nel 2007 alimenti per 165 milioni di euro attingendo da mense scolastiche e aziendali, da negozi, supermercati e ristoranti e dando da mangiare a circa un milione e mezzo di indigenti.

Il cibo dell’ultimo minuto è diventato, invece, il concetto cardine di Last Minute Market, il mercato dell’ultimo minuto, un’iniziativa nata da alcuni studenti ed ex-studenti della Facoltà di Agraria di Bologna che consente di recuperare il cibo consumabile scartato dagli ipermercati della zona attivando le procedure fiscali, igienico-sanitarie e logistiche necessarie a poterlo rivendere a chi ne ha bisogno: ad oggi 4 supermercati hanno accettato di consegnare a loro il cibo scartato che viene venduto a case famiglia e strutture locali con mense e refettori, ma l’iniziativa di consulenza è rivolta a tutti gli enti pubblici, alle imprese alimentari e ai mercati all’ingrosso.

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