Frittata con le vitalbe

La cucina italiana ha sempre utilizzato un vero e proprio patrimonio di piante selvatiche e fiori, che fin dai tempi antichi ha consentito di arricchire con aromi e sapori naturali quei piatti della tavola popolare che spesso scarseggiava di carne.

Dai germogli di luppolo, alla borragine, dalle foglie di rosoline alla malva dal sambuco all’ortica.

Sono presenti nei ricettari del Settecento le ricette di frittate, paste al forno e frittelle preparate con le erbe di campo.
La vitalba è un rampicante assai comune nelle siepi e nei boschi che cresce lungo i tronchi di determinati alberi e del quale si consumano esclusivamente le parti terminali piu tenere che spuntano a primavera.

Staccati dallo stelo, lavati e scottati in acqua bollente per cinque minuti, i getti, chiamati anche “vitalbini” vanno tagliuzzati e ripassati in un soffritto di olio, aglietti freschi sminuzzati, sale e pepe. Si versano le uova sbattute e si procede come per una comune frittata lasciandola rapprendendere a fuoco dolce senza girarla.

 

tratto da “Il Manuale del Borghigiano” di A.CalzecchiOnesti

 

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