I Pinot

Il termine Pinot indica una serie di vitigni differenti, che si distinguono per caratteristiche e per utilizzo e che discendono geneticamente dal Pinot nero (o Pinot noir).

Il termina pinot sembra derivare da “pigna”, è più specificatamente “piccola pigna”, a significare sia la modesta dimensione del grappolo, che la caratteristica di avere gli acini fitti, appressati, appunto come le squame di una pigna.


il Pinot bianco ha sempre rappresentato fonte di ampia discussione. Ormai assodato che si tratta (così come il Pinot grigio) di una variante genetica del Pinot nero, è stato infatti a lungo confuso con lo Chardonnay  (del quale d’altra parte possiede numerose caratteristiche comuni). Fino a quindici anni fa in Italia era spesso indicato come Pinot-Chardonnay e negli anni successivi alla fillossera spesso nel nord Italia le due varietà sono state reimpiantate l’una al posto dell’altra o insieme. Il vitigno è originario della Germania; in Alsazia raggiunge i migliori risultati qualitativi, ma è stato anche “esportato” in Stati Uniti, America latina e Australia. In Italia originariamente ha trovato il suo clima adatto in Friuli, in Lombardia, in Trentino e nell’Alto Adige. La sua diffusione in Toscana risale invece al ‘700, quando i Lorena, granduchi di Toscana, ne sponsorizzarono la coltivazione. In Italia i Pinot bianco di maggior pregio vengono da alcune zone del Friuli e dell’Alto Adige. In queste zone particolarmente adatte al vitigno, le rese per ettaro sono molto basse e questo consente di produrre un vino bianco molto strutturato, morbido e grasso, che è anche adatto alla maturazione in barrique e si presta a essere invecchiato. Il Pinot bianco è particolarmente adatto ad essere spumantizzato e quindi entra a far parte delle cuveé dei migliori spumanti italiani del Friuli, del Trentino e della Franciacorta.

Il Pinot grigio (anch’esso, come detto, mutazione genetica del Pinot nero)è un vitigno di origine francese, più precisamente borgognona. Si reputa sia di origine antichissima, dal momento che tracce della sua coltivazione risalgono all’epoca romana. Agli inizi dell’800 si è diffuso in Piemonte e, successivamente, nel resto del Nord Italia, trovando in Friuli condizioni ambientali particolarmente favorevoli. In commercio si trova vinificato in bianco o più raramente con leggera macerazione sulle bucce a dare un vino ramato. è stato per molti anni uno dei vini più “alla moda” della produzione italiana. Un successo che ne ha permesso l’impianto non solo in Veneto, ma anche in Friuli e in Alto Adige. Sviluppo che portò da un lato alla riduzione massiccia delle varietà rosse e dall’altro ad un notevole balzo qualitativo (parallelo a quello delle vendite).

È di colore ramato, spesso è vinificato in bianco ma se vinificato a contatto con le bucce assume il suo peculiare colore ramato ed è teoricamente meno “dotato” della sua variante bianca o nera. Eppure la sua diffusione ha aperto poi la strada alla produzione di grandi vini fruttati, profumati e ben strutturati. In particolare ha maggiore acidità in Alto Adige (e quindi si presta a più lunga maturazione), è molto ricco nel Collio e nei Colli Orientali del Friuli e infine ha dato risultati apprezzabili in Toscana. In Alsazia invece viene vinificato a contatto con le bucce sino ad assumere il suo peculiare colore ramato ed è conosciuto come Pinot Gris (precedentemente Tokay Pinot Gris o Tokay d’Alsace), vino noto a livello internazionale e di grande livello qualitativo. Stessi vertici raggiunge anche in Germania (dove è chiamato Ruländer), nel Valais (dove è chiamato malvoisie) e in Ungheria (dove è noto come szürkebarat).


Il pinot grigio si accompagna bene agli antipasti, in particolare agli affettati, al pesce e alle carni bianche. Può essere servito anche come aperitivo
Tra tutti i vitigni a bacca rossa del mondo è considerato uno dei più nobili (l’unico confronto possibile è probabilmente quello con il Nebbiolo), e allo stesso tempo è il più difficile da interpretare, quello che pone l’enologo e il semplice consumatore di fronte alla degustazione forse più complessa. L’origine del Pinot nero viene posta nella regione francese della Borgogna, dove è alla base dei più grandi vini della zona (e tra più famosi del mondo) come Romanée-Conti, Gevrey-Chambertin e Richebourg. È presente anche nella regione dello Champagne, soprattutto sulla montagna di Reims, ma ultimamente ha fatto la sua autorevole comparsa anche fuori dall’Europa, in Oregon e in California. In Italia ne esistono due diverse qualità.

La prima è adatta a essere vinificata in nero e produce un vino rosso estremamente delicato, che varia considerevolmente di annata in annata persino nelle posizioni ad esso più adatte. La sua vinificazione è complessa e rappresenta forse la sfida maggiore per un enologo, che in genere riesce a ottenere in media una buona annata su cinque.

Il risultato è comunque talmente apprezzabile da giustificare gli sforzi dei produttori. Le zone di diffusione sono la Franciacorta, l’Oltrepò pavese, il Trentino, il Veneto, il Friuli e l’Alto Adige (dove viene denominato Blauburgunder); anche in questo caso ha avuto successo il suo impianto in alcune zone della Toscana.

Il Pinot nero ha un colore rosso che non è mai troppo marcato e si riconosce per un profumo molto caratteristico di piccoli frutti rossi (soprattutto ribes, ma anche mora e lampone). È assolutamente adatto all’invecchiamento in barrique.

Dalla seconda varietà (quella vinificata in bianco, quindi senza contatto con le bucce) si ottiene un vino “neutro” che risulta però la miglior base per la produzione dello spumante, a cui dà insieme corpo, complessità e anche una notevole longevità. In Francia è alla base del successo del principe dei vini spumanti, lo Champagne

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