Il Bonarda DOC

L’Oltrepò Pavese incuneato fra il Piemonte e l’Emilia Romagna fino a toccare l’Appennino Ligure, è la terra del vino. Tante civiltà hanno lasciato il segno del loro passaggio e ne hanno sfruttato le fertili terre che, adatte da sempre alla coltivazione della vite, producono vini di qualità.

Il Bonarda DOC è un vino di colore rosso rubino carico con riflessi violacei e porpora. È prodotto nelle versioni secco, amabile e dolce. Quando il residuo zuccherino supera i 18 gr/l., è obbligatoria l’indicazione Amabile; quando supera i 45 gr/l., e’ obbligatoria l’indicazione Dolce. Ha una gradazione alcolica minima di 11° complessivi.

La grande diffusione del vino Bonarda avviene alla fine degli anni 60 grazie alla scoperta dei produttori locali delle enormi potenzialità di questo vitigno. Anche la ricerca e la sperimentazione hanno lavorato per mettere a punto varietà di Bonarda (detta localmente Croatina) più consone alle esigenze dei viticoltori. Nasce così il Bonarda vivace, brioso, da bere mediamente in giovane età. Si produce anche il Bonarda secco, invecchiato in piccole botti come si faceva un tempo quando si passava il vino di botti medio-grandi di legno. il vitigno Croatina se coltivato in certe zone e con certe attenzioni può dare uve di buon grado alcolico, buona tannicità per la produzione di vini importanti. È presente nelle prime Denominazioni di Origine Controllata assegnate all’Oltrepò Pavese nel 1970.
Il Bonarda DOC viene prodotto con uve croatina all’85% e con uve barbera, uva rara e uva vespolina per il rimanente 15%. Dopo la pigiatura, le uve vengono messe a fermentare e a macerare assieme alla vinaccia in recipienti chiamati fermentini. È durante questa fase che bucce e vinacce rilasciano i pigmenti che conferiscono il colore rosso al vino. Con la successiva svinatura, si separa la vinaccia dal mosto travasando il vino in vasche di conservazione. In queste vasche a causa dell’abbassamento della temperatura si blocca la fermentazione alcolica e inizia la fermentazione malolattica. In questa fase il vino subisce una riduzione di acidità e acquisisce stabilità, limpidezza e parte delle caratteristiche organolettiche tipiche. Dopo l’invecchiamento il vino viene stabilizzato e imbottigliato.

Le bottiglie vanno tenute, coricate, in scaffalature di legno, perché questo materiale attutisce i colpi e le vibrazioni; devono essere conservate al buio, a temperatura costante fra 10 e 15°C e con un’umidità intorno al 70-75%, in modo che il tappo non si asciughi.

Colore rosso rubino carico con riflessi violacei o porpora. Profumo fine, intenso, netto, con chiare cadenze fruttate di marasca e mandorla. Al gusto si presenta asciutto, di corpo, suadente e di buona persistenza.

Ottimo con salumi, agnolotti con sugo di brasato, piatti con sughi leggermente unti.
Si consiglia di servirlo alla temperatura di 16/18°C con antipasti di salumi freschi e stagionati, paste con ripieni di carne e sughi saporiti, arrosti e stufati di carni bianche e rosse, pollame nobile e cacciagione.
Si serve fresco di cantina fra i 14 e i 16°C quando è giovane; sui 18 °C quando è sui 2 o 3 anni con carni bianche, preparazioni di maiale e formaggi di media stagionatura.

Il vitigno Bonarda si coltiva come il Barbera nella zona più orientale della provincia di Pavia nei comuni di San Damiano al Colle e Rovescala, al confine con la provincia di Piacenza. Anche la zona del Bronese e di Cigognola, che prosegue poi in fascia medio bassa nella collina prospiciente la pianura fino a Corvino San Quirico, la Valle Losana e le colline circostanti, hanno un’elevata vocazionalità per la Croatina.

fonte buonalombardia

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