La crescionda

L’origine di questo dolce è probabilmente medievale, periodo in cui nelle pietanze si prediligeva il contrasto agro-dolce. Nella versione più antica la crescionda aveva infatti tra i suoi ingredienti anche il brodo di gallina, il pane grattugiato e il formaggio pecorino. La versione oggi più diffusa ha le caratteristiche di un vero e proprio dolce, la cui peculiarità è quella di essere costituito da tre strati ben distinti: uno di fondo, composto dagli amaretti e dalla farina; uno centrale chiaro come un budino alla vaniglia, formato dal latte e dalle uova; uno superficiale marrone scuro costuito quasi esclusivamente dalla cioccolata. Una delle versioni più antiche della ricetta prevede di battere a zabaione 4 uova e 4 cucchiai pieni di zucchero a cui si aggiungono mezzo litro di latte, 4 amaretti grattugiati, 1 buccia di limone, cioccolato fondente grattugiato, 1 cucchiaio di mistrà e 1 cucchiaio di farina di grano. Si versa poi il composto in una teglia imburrata e lo si mette al forno a calore moderato. La crescionda è cotta quando da liquida diventa consistente.


Per la preparazione si procede nel seguente modo:
Ingredienti: latte, uova intere, zucchero, amaretti sbriciolati, limone grattugiato, cioccolata fondente grattugiata.
Lavorazione: in un contenitore si sbattono le uova con lo zucchero, si aggiungono gli altri ingredienti e si amalgama il tutto. Il preparato liquido si versa in una teglia da forno ben unta in modo che il dolce abbia uno spessore di circa 2-
3 cm. e si cuoce in forno moderato fino a quando il composto diventa consistente ma morbido.
Il prodotto fresco va conservato ad una temperatura di circa 6°/8° C per 1 o 2 giorni al massimo.

fonte  www.prodottitipici.regioneumbria.eu

        ars-alimentaria.it

 

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