Cocomero:un nome, tante storie…

Arriva in Europa al tempo delle Crociate probabilmente originario dell’Egitto ed è sempre stato accompagnato da una gran confusione di nomi

Questo dovrebbe essere il nome etimologicamente più corretto perché in Egitto lo chiamano al-batikha ; in Spagna si chiama patilla e in Francia pasteque mentre concombre è il cetriolo. Inglesi e tedeschi lo chiamano invece melone d’acqua, water melon e wassermelone .


Il cocomero arrivò in Europa nei primi secoli dopo il 1000, al tempo delle Crociate, anche se il nome pasteca indicherebbe un’origine araba più recente. Non vi è certezza sulle origini, ma si ritiene che provenga dall’Egitto, lungo la valle del Nilo.
Il cocomero richiede un clima caldo – temperato e ciò fa comprendere come dall’Egitto si sia potuto diffondere lungo tutta l’area mediterranea per arrivare anche nel nostro Paese. La confusione dei nomi probabilmente deriva dall’introduzione, fra l’800 e l’inizio del secolo scorso, di nuovi ibridi arabi, che però non riuscirono a sostituire del tutto quelli autoctoni. Da qui la confusione.
Nella civiltà greca veniva indicato con un nome che individuava anche il cetriolo. Del termine latino cucumis non si trova traccia fino a Virgilio che lo usa con il significato di cetriolo, e a Plinio che sembra invece indicasse con esso proprio il cocomero.
Il medico Aezio, nel VI secolo d. C., usò il termine aggourion, da cui deriva quello di anguria sebbene Linneo lo avesse usato per indicare una specie diversa di frutta. Il cucumis citrullus o citrullus vulgaris , sono questi i termini scientifici con cui si è sicuri di non sbagliare, continua ancora oggi, nelle diverse regioni italiane, ad essere chiamato in vari modi.
In alcune località meridionali lo si conosce come melone d’acqua, non diversamente da quanto accade, come abbiamo detto, in altre lingue come il francese, l’inglese e il tedesco. In Calabria il cocomero assume la particolarissima definizione di “zi parrucu” (zio parroco) per il suo aspetto rubicondo.
L’attributo specifico citrullus fu scelto da H. A. Schrader, direttore dell’Orto Botanico di Gottinga alla fine del Settecento, che ne fece un genere a parte, traendolo dal nome del cetriolo, completamente ignaro che in italiano significava, anche, sciocco o stolto.

 

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