Il termine agrume deriva da “agro”, cioè acido, e si riferisce al caratteristico gusto della polpa di un gran numero di frutti succosi, molto simili tra loro. Arance, pompelmi, limoni, mandarini, bergamotti e altri agrumi appartengono a specie diverse, ma ad un unico genere botanico: Citrus.

Si tratta di piante sempreverdi, in forma di alberi o arbusti, quasi sempre munite di spine. Le foglie, di un verde lucente, sono provviste di ghiandole che secernono oli essenziali profumati. I fiori, sempre a cinque petali e bianchi, sono ricchi di nettare odoroso, che attira gli insetti che compiono l’impollinazione.

Il frutto del genere Citrus è una bacca detta esperidio. La buccia o epicarpo, di colore giallo “arancio” a maturazione, contiene delle piccole cavità ricche di oli essenziali, dotate anche di proprietà antibatteriche. All’interno il mesocarpo bianco, più o meno aderente all’endocarpo o polpa, fatta da tante vescicole succose, suddivise con una sottile membrana in caselle o spicchi.

Gli agrumi sono tutti più o meno ricchi in vitamina C o acido ascorbico, con quantitativi che possono raggiungere i 50 mg per cento grammi di polpa. Questa vitamina, fondamentale per la corretta formazione delle proteine che assicurano la coesione tra le cellule, ha azione preventiva nell’insorgenza dello scorbuto. Si tratta di una malattia, oggi molto rara, che colpiva le persone che non consumavano ortaggi e frutta freschi per lunghi periodi. Anche gli equipaggi delle navi che nel 1400-1500 andavano alla ricerca di nuove terre, dovendo rimanere in mare per più mesi, contavano molti morti tra i marinai colpiti da scorbuto. Un simile destino non toccò ai marinai inglesi che portavano sempre con sé del succo di limone, abitudine che valse loro il soprannome di “Limeys”. Grazie a questa aggiunta alle normali razioni alimentari dell’epoca, fu la flotta inglese, guidata dal Capitano Cook, la prima a compiere per la prima volta il giro del mondo e a scoprire il nuovo continente, l’Australia.

L’origine degli agrumi è senz’altro del lontano Oriente. Anche se i Romani conoscevano già il limone, la loro grande diffusione nel Mediterraneo, dove hanno trovato condizioni climatiche favorevoli al loro sviluppo, si deve all’espansione araba verso l’occidente a partire dal 1100.

Necessitando di clima mite, gli agrumi si sono diffusi in tutte le aree mondiali comprese tra il 30° e 40° di latitudine nord e sud.

L’arancio dolce è l’agrume più coltivato al mondo, seguito dal pompelmo e dal limone. Tutti vengono consumati freschi o subiscono trasformazioni per ottenere succhi di frutta.

L’arancio amaro dà frutti non commestibili perché molto amari, viene invece utilizzato come portainnesto per varietà di agrumi meno robuste.

Il mandarino, originario della Cina meridionale, è caratteristico per il suo profumo. Ne vengono sfruttati molti ibridi, per prolungarne la produzione oltre i mesi invernali. Un esempio è il mandarancio o clementina, che deriva dall’incrocio del mandarino con l’arancio amaro.

Il cedro ha uno scarso consumo fresco, la sua buccia, di notevole spessore viene invece utilizzata per la produzione di canditi e sciroppi. Chinotto e bergamotto trovano utilizzo rispettivamente per produrre sciroppi e bibite e nella fabbricazione dei profumi.

La limetta o lime è originaria dell’arcipelago malese e produce frutti con due tipi di polpa, dolce ed acido, utilizzate per confetture o come aromatizzante.

I più piccoli esemplari di agrumi sono i kumquat, che per le loro dimensioni e per il fatto che la buccia non si separa dalla polpa, vengono consumati interi.

Ancora ai nostri giorni, gli agrumi sono una delle coltivazioni principali della Sicilia, una regione avvolta in un fascino misterioso. E’ proprio qui, infatti, grazie al clima mite, che hanno trovato nei secoli ampia diffusione.

Tuttavia, se la Sicilia è la regione che, fra tutte, può considerarsi al primo posto nella produzione di agrumi, occorre ricordare anche altre zone del nostro Paese che da anni cercano di preservare il “sapore perduto” della frutta antica, mantenendo il procedimento artigianale nella coltivazione e nel trattamento dei frutti. Ad esempio il Gargano, uno dei luoghi più suggestivi del nostro Sud. Nei campi intorno a Rodi Garganico, a Vico e a Ischitella, le arance sono coltivate praticamente da sempre, tanto che una delle specie presenti è il melangolo a frutto dolce, uno dei primi agrumi giunto nel bacino del Mediterraneo dopo essere approdato anche in Cina intorno al 2200 a.C. La sua caratteristica principale è di essere piacevolmente agrodolce, in un equilibrio di gusto unico tra tutte le specie oggi conosciute. Le arance pugliesi, in verità, non sono così rinomate come quelle siciliane perché non si presentano altrettanto bene esteticamente, essendo meno grandi e “patinate”, ma nel sapore e nel profumo risultano assolutamente squisite. Si provi ad assaggiare una “Duretta del Gargano”, priva di semi e dalla polpa particolarmente dura e quasi croccante (fra l’altro questo è proprio il periodo giusto perché matura intorno a Natale)

Risalendo verso Nord, arriviamo al Lago di Garda, di cui ben noti sono i profumatissimi limoni. Fragranti, con scorza sottile e forma più arrotondata e “bitorzoluta” degli altri, questi agrumi erano esportati anche in Germania e in Russia: un’attività che, purtroppo, è stata compromessa nei secoli, dopo il crollo dell’Impero austroungarico, minata anche da alcune virosi e da una serie di gelate. A Tignale la Comunità Montana Alto Garda Bresciano ha recuperato e reso visitabile una limonaia ottocentesca, mentre la villa Bettoni-Cazzago, a Bogliaco di Gargnano, è candidata a ospitare un museo di agrumi storici, il primo in Europa

 

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