Reperti archeologici indicano che i frutti del noce venivano utilizzati come alimento già 9000 anni fa. Le prime testimonianze scritte risalgono a Plinio il Vecchio e Columella. Relazioni di Plinio nel suo Naturalis historia testimoniano l’importazione del noce in Europa da parte dei greci tra il VII e il V secolo a.C. dall’Asia minore. Infatti, ci sono riscontri sulla presenza del noce già dall’era Terziaria in Europa. A seguito delle glaciazioni, alcuni esemplari sono riusciti ad arrivare nel bacino del Mediterraneo. Dunque, l’areale di distribuzione del noce nell’età quaternaria si estendeva dalla penisola balcanica fino all’Asia centrale. Sono ancora oggi presenti dei caratteristici boschi puri di noce in Kirghizistan, sulla catena montuosa Tien Shan.
I Greci definivano le noci un frutto degli Dei. Il suo nome latino Juglans regia deriva da Juppiter, ossia Giove e glans, ghianda. Racconta una leggenda che a Benevento vi fosse un noce in cui dimorava il diavolo. Quando il noce si schiantò, al posto delle radici furono trovati spaventosi serpenti che vennero subito uccisi a colpi di spada. Virgilio nelle bucoliche narra dell’antica consuetudine di distribuire noci durante i banchetti nuziali, come segno di prosperità e di gettarle sul coreo che accompagnava gli sposi.
Giunto dall’Asia al mediterraneo in epoche antichissime, si era diffuso molto rapidamente, infatti, oggi è coltivato ovunque. L’olio di mallo veniva già usato nel I° secolo da Dioscoride per combattere la tenia e poi nel 1916 ne confermò l’azione terapeutica contro la tenia anche De Surel. Nel Medioevo la somiglianza dei gherigli con il cervello umano, fece attribuire a questo frutto un potere terapeutico sulle malattie mentali.
Nel Medioevo c’era la convinzione che, durante la notte di San Giovanni, le streghe si radunassero sotto il noce, creando un legame noce-streghe mantenutosi nei secoli. Secondo credenze popolari, non bisogna mai riposare all’ombra di un noce perche’ e’ facile risvegliarsi con il mal di testa o con la febbre. Sempre nell’ambito delle tradizioni popolari, la notte del 29 settembre rivelava alle ragazze in eta’ da marito il loro futuro: prendendo una noce da un cesto che ne contenesse sia di piene che di vuote, nel caso fosse stata piena le giovani si sarebbero sposate presto.


il Nucato  (Il libro della cucina del XIV secolo)
Dele mele bullito co le noci, detto nucato. Togli mele bullito e schiumato, con le noci unpoco peste e spezie cotte insieme: bagnati la palma de la mano coll’acqu et estendilo: lassa freddare a dà a mangiare. E puoi ponere mandole e avellane in luogo di noci.
Carta pergamenata, 1 kg di miele millefiori – 1 kg di mandorle, noci o nocciole – 1 limone Miscela di spezie 1 cucchiaino di zenzero in polvere – 1 pizzico di pepe – 1 bel cucchiaio di cannella in polvere – 1/3 cucchiaino di chiodi di garofano in polvere

Scaldare dolcemente il miele e schiumarlo. Macinare grossolanamente le mandorle o altra frutta secca. Aggiungerle al miete e cuocere rimestando continuamente. Ci vogliono dai 30 ai 45 minuti di cottura a fuoco lento, sempre mescolando. La preparazione è pronta quando si sentono crepitare leggermente te mandorle per effetto del calore. Ma bisogna stare attenti a non farla bruciare, altrimenti diventa nera e sa leggermente d’amaro. Le spezie si aggiungono in due volte nel corso della preparazione 1 cucchiaio di miscela all’inizio e il resto a fine cottura. Quando il nucato è cotto, stenderlo su una lastra da pasticciere molto piatta o in una teglia da pizza antiaderente, meglio se ricoperta da un foglio di carta pergamenata. Utilizzare il taglio di un mezzo limone per stendere l’impasto bollente. Far raffreddare bene prima di consumare.

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