La “cupeta” croccante o torrone?

Nell’epoca romana si indicava con il termine Cupedia, una pasta di nocciole e miele, antenata del torrone, ancora oggi nota in Campania, come a’ cupeta il tradizionale torrone venduto nelle caretteristiche bancarelle alle feste patronali.

Per Marziale è uno dei cinque prodotti che rappresentano Beneventum, la città delle cinque C: “Carduus et cepae, cerebrata, cupedia, chordae” ovvero cardone e cipolle, cervellate, copeta, corde. Per VARRONE, Cupedia deriva da “ Forum cupidinis” (mercato delle voglie) e da Cupido ovvero desiderio, ghiottonerie o delizie per il palato come lo è il torrone.

La ricetta è tenuta gelosamente segreta dai “maestri copetai” e si tramanda da padre in figlio.Il dolce è tipicamente natalizio, in quanto la presenza del miele non consente il perfetto mantenimento del dolce durante il periodo estivo.

La cupeta è un dolce tipico di  Montepaone,  (Cz) ricavato da una miscela di ingredienti, quali: sesamo, mandorle, miele, farina e a scelta si può aggiungere vino cotto e vari aromi per dare un tocco di sapore più intenso.

Gli ingredienti della cupeta sono: mandorle leggermente tostate, zucchero e aroma alla vaniglia.
Si presenta come lunghe stecche di zucchero caramellato con mandorle tostate. Si tratta di una preparazione di sicura tradizione ultrasecolare, come dimostra la sua popolarità e diffusione.

Elementi: La cupeta viene realizzata in almeno tre versioni: cupeta nera, con mandorle intere; cupeta bianca, con mandorle pelate e cupeta macinata, con mandorle pelate e tritate. Si mette lo zucchero nel polsonetto, si bagna con l’acqua in modo che ne derivi uno sciroppo molto denso; si pone sulla fiamma – che dev’essere abbastanza viva – e quando lo zucchero raggiunge un bel colore ambrato, si unisce un analogo quantitativo di mandorle. Si mescola bene, si aromatizza con la vaniglia e si sorveglia, mescolando di tanto in tanto. Quando lo zucchero, bollendo, non genera più schiuma e appare limpido, viene tolto prontamente dalla fiamma onde evitare che superi la cottura. Si versa il contenuto del polsonetto sopra un tavolo di marmo unto di olio, dove si procede a spatolarlo un bel po’, rivoltandolo ripetutamente con uno specifico utensile, che si utilizza a mo’ di spatola. Appena accenna ad indurirsi si stende velocemente e – utilizzando sempre il coltello – si rifila ai bordi in modo da ottenere una forma rettangolare.
Infine, si taglia la cupeta così ottenuta, a stecche larghe due dita e spesse una. 

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