CIRÒ BIANCO DOC: il vino selezionato per Un’Itàlia

ALAEI CIRÒ BIANCO DOC 2009  SENATORE VINI – SOC.AGRICOLA CIRO’ MARINA KR

 

 

Primo vino calabrese ad ottenere il riconoscimento Doc dall’Unione Europea, il vino Cirò è il più antico prodotto in Calabria, diretto discendente del famoso Krimisa, vino prodotto sulla fascia ionica dagli antichi popoli achei. Il vino Cirò Doc è in sostanza un monovitigno più che un uvaggio, prodotto cioè al 95% da uva della tipologia Gaglioppo, e per la restante parte da uve tipo Greco Bianco e Trebbiano Toscano

 

Gaglioppo
Il Gaglioppo deve il suo nome alla compattezza del suo grappolo, ma è conosciuto anche con i nomi di Maghioccu nero, Mantonico nero, Aglianico di Cassano, Arvino, Galloffa, Lacrima di Cosenza, Uva Navarra.  Origini: Vitigno a bacca nera di probabile origine greca, il Gaglioppo si trova anche sotto altri sinonimi nelle Marche, in Umbria, Abruzzo, Campania e nella provincia di Messina. Ha molte analogie genetiche con il Frappato siciliano. Diffusione: Il Gaglioppo è prevalentemente diffuso nelle province calabresi di Cosenza e Catanzaro, ma si può rinvenire in quasi tutto il territorio calabrese. Dà origine alle DOC Cirò Rosso e Melissa. Ambiente: La Valle di Neto, da cui proviene questo vino, si trova nel cuore del Marchesato, zona caratterizzata dal susseguirsi delle dolci colline poste ai piedi della Sila, digradanti fino alle coste centrali del Mar Ionio. Storia: Con l’avvento dei greci, la viticoltura locale, già prospera, si arricchì di nuove superfici vitate che iniziarono a colorare le colline intorno a Cremissa, antica Cirò, e contribuirono ad affermare la vocazione vinicola di quel territorio. Da quel momento la cultura del vino diventò parte integrante della storia di quest’angolo di Calabria, al punto che i vigneti di Cremissa divennero tra i più noti dell’intera Magna Grecia. (Fonte: www.autoctono.it)

Greco di Bianco b.
Varietà di uva antica, coltivata sulle coste ioniche della Calabria sin dai tempi della Magna Grecia, quando veniva chiamata “aminea” cioè “non rossa”, differente dal Greco presente in molte altre Regioni del Sud Italia con cui condivide la provenienza greca. Furono probabilmente i Pelagi ad importare questo vitigno e a diffonderlo nelle zone del Sud d’Italia di loro influenza. Allevata con impianti a guyot doppio, la pianta è mediamente resistente ai principali patogeni e di elevata produttività e manifesta un buon adattamento ai climi caldi ed asciutti. Le uve bianche, grazie alla surmaturazione in pianta o all’appassimento al sole su graticci di canne fino a quando non si è registrato un calo minimo del 35%, hanno poi una fermentazione in vasche d’acciaio e un affinamento in acciaio e in bottiglia. Se ne ottiene un vino dolce dal colore giallo dorato con riflessi ambrati, aromi di gelsomino, frutta appassita, miele e spezie, tra cui lo zenzero, sapore morbido e caldo. E’ il Greco di Bianco, prodotto in un’area piuttosto ristretta formata dal Comune di Bianco e in parte di quello di Casignana. La leggenda vuole che questo vino, noto anche come “Greco di Gerace”, abbia fornito il vigore necessario ai soldati locresi per sconfiggere l’esercito di Crotone, dieci volte superiore, nella battaglia sul fiume Sagra combattuta nel 560 a.C.


Disciplinare

 

 

 

abbinato ai piatti di Un’Itàlia:

n. 02 Stocco di Mammola  Proposto da: Comunità Montana Limina

n. 02 Stocco di Mammola  Proposto da: Pro Loco Mammola

n. 05 Fileja con lo stocco Proposto da: Pernopasta 

 

 

Condividi con